
L’EMERGENZA DENATALITA’ A MIRANO.
INDICI ANCORA PIU’ NEGATIVI DI QUELLI NAZIONALI E REGIONALILa situazione in Italia
I dati dell’ISTAT per il 2018 hanno rivelato l’ulteriore diminuzione della popolazione italiana. Da 60.795.612 del 2015 a 60.359.546 del 2018, anno in cui il saldo naturale, rapporto tra nascite e decessi, è stato di --193.386. Un trend in continuo lento incremento. Causa principale la riduzione dell’indice di natalità (numero di nuovi nati per 1000 abitanti per anno) che nel 2002 era di 9,4 e nel 2018 è sceso a 7,3 a fronte di un aumento dell’età media e quindi dell’invecchiamento della popolazione. Nel 2002 i soggetti con più di 65 anni rappresentavano il 18,7% dell’intera popolazione. Nel 2018 rappresentano il 22,8%.

Anche il saldo tra numero di immigrati in Italia ed emigrati dall’Italia negli ultimi anni si sta avvicinando allo zero con numeri equivalenti in entrata ed in uscita. Il numero degli stranieri da qualche anno si è stabilizzato all’ 8,2% dell’intera popolazione..

La situazione a Mirano è ancora più grave sia rispetto alla media nazionale che regionale.
I dati dell’I STAT per il 2018 rivelano che la popolazione residente a Mirano, di 27.169, non ha più avuto significativi incrementi dal 2014 quando era di 27.090. Nel 2008 era di 26.363. L’indice di natalità (numero di nuovi nati per 1000 abitanti per anno) a Mirano è di 7.0 contro 7,3 della media italiana. E’ invece nettamente maggiore l’invecchiamento della popolazione residente. Nel 2002 i soggetti con più di 65 anni rappresentavano il 18,0% ed i giovani con meno di 15 anni il 12,7% dell’intera popolazione. Nel 2018 rappresentano rispettivamente il 25,3%.e l’11,9%. Sono percentuali nettamente peggiori sia della media nazionale (22,8% e 13,2%) che a quella del Veneto (22,9% e.13,3%).
ITALIA

MIRANO

L’inverno demografico a Mirano è ancora più freddo.
Alla base del declino demografico del nostro paese stanno molte cause, economico-sociali e spirituali. Molti giovani dopo la crisi economica iniziata nel 2008 sperimentano l’incertezza del proprio futuro e, per scelta o per necessità, emigrano, spesso in grandi città estere, dove, presi dal lavoro e dalla vita sociale, smarriscono la voglia di avere figli. Le donne poi giungono alla loro prima gravidanza molto oltre i trent’anni e, dopo il primo figlio, sono scoraggiate dal peso di una nuova gravidanza. Da non sottovalutare l’indebolimento della figura del maschio/padre e la fragilità dei vincoli di coppia. Un ruolo ha certamente anche lo svantaggio economico che ormai rappresenta l’avere figli. Viene però anche il dubbio che stiamo assistendo passivamente alla nascita di un nuovo umanoide, incapace di relazioni familiari generative.
Il nuovo clima culturale ha comunque un ruolo decisivo. Vivere da single o in coppia, avere o non avere figli, averne uno o più di uno, viene sempre più considerata una scelta esclusivamente individuale, priva di qualsiasi rilevanza etica pubblica. Così la generatività umana non ha più alcun rilievo valoriale e dedichiamo la nostra attenzione più facilmente alle questioni ambientali o alla tutela della biodiversità in campo vegetale, distratti davanti a queste trasformazioni antropologiche nei paesi del primo mondo.
Se il numero dei giovani diminuisce e aumenta quello degli anziani, a causa del declino demografico, le politiche di bilancio a tutti i livelli non danno nessun sostegno ai giovani che vogliano mettere su famiglia. Ad esempio quota 100, forse per garantire una rendita elettorale, sottrae risorse ai giovani che vogliano fare figli. I buchi della spesa pubblica improduttiva toccherà alle giovani generazioni di riempire. Questi e altri fattori potrebbero portare il nostro Paese ad un suicidio auto-assistito. Ci avviamo verso una società geriatrica?
Ritornare ad impegnarsi.
La responsabilità è tutta di noi italiani che di fatto stiamo scegliendo il declino e non vogliano guardare avanti. Tutti gli Italiani no, ma forse la maggioranza. Ci sono anche giovani e non giovani connazionali e concittadini che guardano verso il mondo, verso il futuro e sanno andare contro-corrente. Molti giovani scelgono di restare e fa ben sperate che a Mirano ci siano quasi 200 famiglie con tre o più figli di età compresa da 0 a 18 anni. Dobbiamo augurarci che i concittadini di buona volontà e di qualsiasi età tornino all’impegno personale nella costruzione di un ambiente sociale favorevole e accogliente verso la natalità e le giovani coppie, un ambiente in cui la generatività torni ad essere un valore per tutti.
Gabriele Petrolito
